Sori, è deciso: stop allo Sprar. Reffo: «Prima vengono gli interessi di Sori e dei soresi»

Sori2020più: «Una brutta pagina di storia locale che recita così: prima il benessere dei soresi perché la povertà e la sofferenza dei non soresi non è affar nostro»

Sori, è deciso: stop allo Sprar. Reffo: «Prima vengono gli interessi di Sori e dei soresi»
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«Ci abbiamo riflettuto e non rinnoveremo l’esperienza dello Sprar». Così ha deciso la maggioranza nel lungo e complesso consiglio Comunale di lunedì scorso a Sussisa su un tema che da settimane crea agitazione nel comprensorio (nella foto, la manifestazione a Recco a sostegno del progetto Sprar).

Sori, è deciso: stop allo Sprar

È stato un Consiglio Comunale concitato quello di lunedì, e molto delicato il tema sul tavolo, la sopravvivenza dello Sprar. Che non ci sarà: secondo la maggioranza una decisione che si fonda «sulla base di un’analisi di costi e benefici».

«Quella presa è stata una decisione che ci ha visto tutti uniti e che ci ha interrogato molto – così commenta il Sindaco Mario Reffo – una decisione non facile, ma una decisione presa nell’interesse di Sori visto che, come abbiamo dimostrato, non è vero che per Sori è un’operazione a costo zero».

«La minoranza – continua il primo cittadino di Sori – ci ha accusato di non aver scritto nel programma che avremmo chiuso con lo Sprar, ma ci mancherebbe ancora. Dirlo in campagna elettorale sarebbe stato un mero atteggiamento ideologico, lo stesso di cui la minoranza ci accusa, invece noi abbiamo sempre dichiarato la nostra contrarietà come metodo, ma che avremmo verificato la convenienza per Sori di chiudere, o meno, questa esperienza. Prima vengono gli interessi di Sori e dei soresi e poi le idee, le ideologie e gli interessi di partito, almeno così la pensiamo noi e lo mettiamo in pratica», chiude il Sindaco.

Sori2020più: «Una brutta pagina di storia locale»

Opposta, naturalmente, la posizione del gruppo di minoranza Sori2020più, per cui lo Sprar è stata «un’esperienza che in 5 anni non ha mai rappresentato un problema per la comunità sorese e nemmeno un costo. Si tratta infatti dell’accoglienza di persone, uomini, donne e bambini che hanno subito violenze, uccisioni, stupri e detenzione in campi libici».

Parlando proprio di numeri, la minoranza sottolinea che «l’accoglienza a Sori era attiva dal 2015 attraverso un progetto organizzato, finanziato e supervisionato nei bilanci dal Ministero dell’Interno stesso, per questo, nel bilancio del Comune non viene iscritta nessuna spesa relativa allo Sprar». Ma anche le dimensioni della realtà sorese - a fronte del loro valore umanitario - per la minoranza mettono in una ben precisa prospettiva la faccenda: «I posti disponibili nella struttura della Parrocchia di Sussisa sono otto, oggi ci sono tre mamme e tre bimbi piccolissimi. Decidere di chiudere loro le porte è certamente una decisione che il Sindaco e la sua maggioranza possono prendere, assumendosene le responsabilità relative. La minoranza e la precedente Amministrazione ha preferito farsi guidare dai principi umanitari, amministrativi e costituzionali», scrivono i consiglieri di minoranza.

Per Sori2020più si tratta quindi di «Una brutta pagina di storia locale che si è scritta con questo Consiglio comunale, partecipato da molti cittadini come mai era capitato negli anni recenti, che resterà nella memoria di chi ha ben compreso quali fossero le motivazioni del Sindaco e della sua Amministrazione. Prima il benessere dei soresi perché la povertà e la sofferenza dei non soresi non è affar nostro».

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