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Vendita azioni Iren Acqua Tigullio, polemica tra giunta e opposizione

La minoranza ha chiesto anche la convocazione di un consiglio comunale straordinario 

Vendita azioni Iren Acqua Tigullio, polemica tra giunta e opposizione
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L'opposizione a Chiavari ha chiesto la convocazione di un consiglio comunale straordinario per dire no alla alla svendita delle azioni Iren Acqua Tigullio di proprietà del Comune di Chiavari.

La minoranza ha chiesto anche la convocazione di un consiglio comunale straordinario

L'amministrazione comunale, però, con fermezza le accuse della minoranza in merito all’ipotesi di vendita delle azioni.

"Ancora una volta – dichiara il sindaco Federico Messuti – la minoranza tenta di confondere i cittadini con slogan vuoti e richieste di consigli comunali straordinari privi di ogni fondamento.
 L’acqua pubblica a Chiavari è stata sempre difesa dalla nostra amministrazione con i fatti: investimenti mirati, lavori strutturali, messa in sicurezza delle reti e riduzione del rischio alluvioni. La rete resta pubblica e sotto controllo. La nuova proposta di acquisto delle quote da parte di Iren, già accolta da cinque comuni quali Lavagna, Leivi, Favale di Malvaro e Orero, sarà valutata in modo trasparente e responsabile. Si tratta di un’operazione esclusivamente finanziaria, non di una cessione della rete idrica né di un arretramento sulla gestione pubblica dell’acqua”.

Prosegue Messuti "Chi oggi attacca è lo stesso che, quando governava, ha approvato la diga Perfigli, il depuratore al Lido e l’addizionale Irpef, lasciando alla città solo promesse mancate. Noi abbiamo difeso il porto dalla svendita e lo abbiamo mantenuto pubblico. Abbiamo riportato in mano pubblica la gestione dei parcheggi blu, e siamo stati persino denunciati all’Anac per questo. La minoranza si rifugia in accuse sterili e ordini del giorno senza sostanza. Un teatrino utile solo per guadagnare visibilità”.

"Noi invece continuiamo a lavorare, con serietà e risultati concreti - conclude - come i 2 milioni di euro ottenuti da Regione Liguria per il Palazzetto dello Sport e i cantieri aperti in tutta la città. A Chiavari servono scelte, non chiacchiere."

Sulla vicenda interviene Barbara Tronchi, rappresentante Gruppo Territoriale Tigullio e Valli Movimento 5 Stelle;

"Con sconcerto apprendiamo la volontà dell'amministrazione comunale di Chiavari di procedere con la cessione del 20% delle azioni detenute in Iren Acqua Tigullio S.p.A., insieme a quelle possedute da Marina Chiavari S.r.l., aprendo la strada a una privatizzazione di fatto del servizio idrico integrato nel nostro territorio. Una scelta che va contro gli interessi della collettività e che contraddice le stesse delibere precedenti dello stesso Consiglio comunale, che aveva riconosciuto la centralità del servizio idrico e la necessità di un presidio pubblico stabile. Ricordiamo con forza e testardaggine che nel referendum nazionale del 12 e 13 giugno 2011 oltre 26 milioni di cittadini italiani si sono espressi contro la privatizzazione dell’acqua e contro la sua gestione a fini di profitto. Quel voto fu un chiaro mandato popolare: l’acqua è un bene comune, non una merce. La cessione di quote pubbliche comporterebbe non solo la perdita di importanti utili annuali (oltre 100.000 euro per il solo Comune di Chiavari), ma anche la rinuncia al controllo pubblico sulla gestione del servizio idrico, con l’uscita dei rappresentanti comunali dagli organi societari e la conseguente marginalizzazione (quando non la totale esclusione) degli interessi pubblici. La proposta di vendita, così come formulata, è incompatibile con lo statuto societario che impone la partecipazione minima del 20% da parte del Comune promotore e non è sostenibile nemmeno dal punto di vista giuridico. Come rilevato dal parere legale richiesto dalla stessa giunta, l’operazione rischia di compromettere l’efficacia del contratto di concessione e di rendere nullo il legame tra il Comune e il servizio idrico. Infine, non è nemmeno stata fornita alcuna valutazione terza sull’equità dell’offerta, né è stata avviata una procedura trasparente e ad evidenza pubblica. Ma al di là di questi aspetti, che non alleggerirebbero comunque il significato della scelta comunale, si palesa una svendita silenziosa, priva delle necessarie garanzie e tesa a monetizzare un bene essenziale, che appartiene ai cittadini. Chiediamo al sindaco e alla giunta di fermare immediatamente ogni iniziativa in tal senso. Ora e in futuro. Difendere l’acqua pubblica significa difendere la democrazia, il diritto alla trasparenza e la volontà popolare”.