Violenza donne, Ghio: «Dopo ok del governo a percorsi di educazione nelle scuole, Regione Liguria dia un segnale»
La deputata e vicecapogruppo PD alla Camera: «La Regione sostenga percorsi di educazione all'affettività e al rispetto e formazione del personale»
«Dopo la decisione del Consiglio dei Ministri, che finalmente si è reso conto dell'urgenza di intervenire con l'educazione alle pari opportunità nelle scuole e la formazione degli operatori che hanno a che fare con le donne vittime di violenza, la Regione Liguria si attivi per avviare al più presto percorsi di educazione all’affettività nelle scuole e corsi di formazione per il personale amministrativo a contatto con le donne vittime di violenza».
Lo dichiara Valentina Ghio, componente della commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio e vicecapogruppo PD alla Camera, che quest'estate aveva presentato un ordine del giorno che chiedeva misure per formare il personale amministrativo e i magistrati a contatto con le vittime di violenza, approvato solo in misura parziale per i magistrati.
«Meglio tardi che mai - prosegue l’ex sindaco di Sestri Levante -, il centrodestra in Parlamento, pur tributando applausi di omaggio alle vittime, ha bocciato quest'estate in aula per ben due volte e senza discussione le nostre uguali proposte. Ci auguriamo adesso che i progetti educativi vengano però finanziati dal Ministero, non solo raccomandati, e che le scuole sul territorio possano davvero lavorare in questa direzione senza subire boicottaggi, come è stato fino a oggi da parte di governatori del centrodestra che hanno chiuso o impedito le esperienze formative sulle pari opportunità e il contrasto agli stereotipi di genere, lisciando il pelo a chi agita il timore del diffondersi di una fantomatica e inesistente ideologia gender».
«Auspichiamo che dopo questa apertura del governo anche la Regione Liguria si faccia promotrice di percorsi di formazione per il personale amministrativo e avvii corsi all'affettività e al rispetto di genere nelle scuole - conclude Ghio -. Perché nessuna donna debba più essere vittima di violenza o colpevolizzata nel momento in cui intraprende un percorso di denuncia».