salute

Neuroblastoma, a Genova nuove frontiere di ricerca sull’immunoterapia

Oncologia pediatrica: si punta a rafforzare il sistema immunitario colpendo un nuovo bersaglio tumorale e potenziando le cellule NK chiamate a uccidere il tumore

Neuroblastoma, a Genova nuove frontiere di ricerca sull’immunoterapia

All’istituto Giannina Gaslini di Genova  è in corso uno studio per studiare l’efficacia di un nuovo agente antitumorale. La ricerca si focalizza sul neuroblastoma, il tumore solido più comune in età pediatrica, prima causa di morte per malattia in età prescolare. Da un lato, si punta a colpire una nuova molecola, una specie di “scudo” molecolare che favorisce la crescita delle cellule tumorali e le protegge dall’attacco del sistema immunitario. Dall’altro lato, si vuole potenziare la funzione dei linfociti “Natural Killer” (NK), i globuli bianchi più efficienti nel riconoscere e uccidere le cellule tumorali.

Lo studio

Lo studio, in fase preclinica, guarda alla possibilità di aprire una nuova possibilità terapeutica per i piccoli pazienti oncologici affetti da neuroblastoma e si svolge in collaborazione con enti pubblici e privati inclusa l’Università degli Studi di Genova.

Il progetto è coordinato da Roberta Castriconi (nella foto), dirigente biologa afferente all’unità di Immunologia clinica e sperimentale dell’istituto  Gaslini di Genova e professoressa associata di Istologia all’Università degli Studi di Genova (Dipartimento di Medicina Sperimentale). Lo studio rientra nel programma di sostegno alla ricerca scientifica promosso dalla Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma.

La professoressa Castriconi spiega le potenzialità ipotizzate con il filone di indagine di cui è principale coordinatrice (principal investigator):

“Nonostante i progressi degli ultimi decenni, i Neuroblastomi più aggressivi, denominati ‘ad alto rischio’, resistono spesso ai trattamenti. Il progetto nasce per affrontare la sfida di migliorare la prognosi e la qualità di vita dei bambini affetti da Neuroblastoma, grazie all’uso di molecole ingegnerizzate progettate per potenziare selettivamente l’attività delle cellule NK contro la cellula tumorale, risparmiando i tessuti sani”.

“Esperimenti con molecole simili – conclude Roberta Castriconi – hanno evidenziato risultati promettenti e un profilo di sicurezza gestibile, facendoci sperare che questa nuova strategia possa rappresentare una terapia efficace e mirata per i bambini con neuroblastoma ad alto rischio”.