Educare alla responsabilità arriva nelle scuole del Tigullio: la testimonianza di Margherita Asta
Una serie di incontri tematici, distribuiti durante l'anno scolastico, e arricchiti dalla presenza di alcuni ospiti

Quale luogo migliore per Educare alla Responsabilità, se non la scuola?
L'offerta formativa
Quest'anno l'offerta formativa 2024/25 proposta dal Presidio Nicholas Green alle scuole del Tigullio, oltre alle consuete attività laboratoriali svolte direttamente con le classi interessate, ha previsto la possibilità per le scuole di aderire e partecipare "in plenaria" ad una serie di incontri tematici, distribuiti durante l'anno scolastico, e arricchiti dalla presenza di alcuni ospiti.
Tra questi, lo scorso 6 febbraio, presso l’Auditorium Largo Pessagno di Chiavari, alcune classi dell’IC Valli e Carasco, del liceo scientifico-sportivo Gianelli di Rapallo e del Villaggio del Ragazzo di S. Salvatore di Cogorno hanno ascoltato la testimonianza di Margherita Asta, sorella dei gemelli Salvatore e Giuseppe Asta (6 anni) e figlia di Barbara Rizzo (33 anni), vittime innocenti della strage di Pizzolungo, che persero la vita nel corso di un attentato all’allora pm trapanese Carlo Palermo, rimasto illeso.
Dopo 35 anni di indagini e processi, il 14 giugno 2023 la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 30 anni di carcere per il capomafia dell’Acquasanta di Palermo, Vincenzo Galatolo, processato (con rito abbreviato) per la strage avvenuta il 2 aprile 1985. In precedenza per la stessa strage sono stati condannati il boss di Corleone Totò Riina, il capo mafia di Trapani Vincenzo Virga e ancora Balduccio Di Maggio e Nino Madonia.
Il 2 aprile 1985 Margherita era appena una ragazzina. Aveva 10 anni e avrebbe douto essere in auto con la mamma e i fratellini, ma preferì andare a scuola con una vicina di casa. È dovuta diventare matura molto presto, perché nel frattempo, nel 1993, sarebbe morto prematuramente anche suo padre, Nunzio Asta. E’ diventata una testimone dei familiari delle vittime innocenti delle mafie, oggi lavora con Libera, e ha seguito passo passo tutti i processi per la strage di Pizzolungo.
“Mi immagino di essere rimasta per raccontare la storia di Barbara, Salvatore e Giuseppe. Una storia che a Trapani, passata l'emozione del momento, in pochi volevano ricordare” dice Margherita. “Oggi per fortuna la situazione è diversa, c’è maggiore impegno, c’è il lavoro che ogni giorno si fa nelle scuole, c’è il lavoro che svolge Libera con i suoi associati e volontari. Il ricordo oggi lo si compie pensando e progettando le cose migliori già per domani.”
Il processo contro Galatolo si è svolto anche grazie alla collaborazione di Giovanna Galatolo, la figlia del potente capo mafia. “Importante la sua scelta, come penso siano importanti le scelte fatte da tante altre donne di mafia e di ‘ndrangheta che hanno rotto con le loro famiglie per dare un futuro diverso ai propri figli, per farli crescere liberi” racconta Margherita ai ragazzi. “Mi viene in mente il protocollo ‘Liberi di scegliere’ sottoscritto grazie a Libera per fornire a giovani provenienti da famiglie mafiose valide alternative al contesto sociale caratterizzato dalla cultura mafiosa in cui vivevano. Queste donne hanno scelto di far crescere i loro figli con punti di riferimento diversi.”
Tra le varie domande dei ragazzi, a questa: “Perchè fai testimonianza?”, Margherita ha risposto: “Nonostante raccontare ogni volta faccia rivivere a me e a tutti i familiari di vittime un grande dolore che ci accompagna lungo tutta la nostra vita, è il forte senso civico che vince. Credo che questo sia il modo migliore di dare un contributo al cambiamento e alla comunità.” E ancora: “Le storie da private spesso diventano pubbliche nel momento della loro tragicità, ma la storia privata di ognuno di noi può diventare pubblica e al servizio degli altri attraverso le nostre scelte.”