L'iniziativa

Chiavari, incontro sulla campagna antisemita su «La Stampa»

Appuntamento sabato 7 alle 17 in Società Economica

Chiavari, incontro sulla campagna antisemita su «La Stampa»
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Lo storico Sandro Antonini e il giornalista Roberto Pettinaroli si confrontano con l’autore, Agostino Pilia, sabato 7 dicembre alle 17 nella Sala Presidenziale della Società Economica di Chiavari, in via Ravaschieri 15 a Chiavari.

 

Al centro la tesi di laurea di Agostino Pilia

 

In un periodo in cui il tema dell'antisemitismo è tornato prepotentemente e tristemente d'attualità, ho deciso di dare alle stampe la mia tesi di laurea magistrale dal titolo Comunicare il razzismo. La campagna stampa antisemita su «La Stampa» (1937-1939).” dice Agostino Pilia, ringraziando l’editore Gianfranco De Ferrari, che ha accolto subito con entusiasmo la sua proposta.

 

“Il saggio che verrà presentato presso la Società Economica di Chiavari – prosegue - intende indagare lo sviluppo della campagna antisemita condotta su «La Stampa» di Torino fra il 1937 e il primo trimestre del 1939. Attraverso l’esame dei contenuti antiebraici (notizie, commenti, immagini, fra cui spiccano le vignette di Giovannino Guareschi e di altri noti illustratori dell'epoca) pubblicati sulle pagine del quotidiano, è stato possibile ricostruire evoluzione e dinamiche proprie, facendo attenzione alle direttive impartite dal vertice del regime, e segnalare similitudini e differenze del grado di odio veicolato rispetto ad altri giornali comparabili. Quello a cui si è assistito in Italia a partire dal 1937 fu un vero e proprio “bombardamento” mediatico – preliminare e ancillare all’emanazione delle leggi razziali del 1938  – parte del più ampio battage della stampa nazionale contro gli ebrei”.

 

Sandro Antonini«Studiare l’antisemitismo serve in primo luogo per capire coloro che lo hanno prodotto, non coloro che lo hanno subito».

 

Il libro si apre con questa frase di Giovanni Miccoli, che è una frase profetica. Perché, se alla fine della seconda mondiale si è assistito a un affievolirsi del fenomeno, in seguito, e ai giorni nostri – complice anche una guerra sanguinosa –, stiamo assistendo a una recrudescenza delle manifestazioni «contro i giudei» E ciò che riporta il libro è la descrizione di un processo che ha sì origini lontane e tuttavia ha raggiunto un punto mai più superato quando, in Europa, si sono affermate – con le buone e con le cattive – ideologie che hanno conculcato le libertà dei cittadini e hanno posto il cosiddetto «problema ebraico» al centro della loro attenzione: il nazismo in Germania con l’ascesa al potere di Adolf Hitler e il fascismo in Italia, con l’ascesa al potere di Mussolini.

 

Quest’ultimo, a differenza del primo, non ha espresso subito le proprie idee in materia, dopo che un numero non trascurabile di ebrei aveva reso servigi di primo piano al regime; la sua posizione a geometria variabile è andata adeguandosi con il tempo finché, per compiacere il futuro alleato sono nate, in Italia, le leggi razziali, promulgate l’11 novembre 1938.

 

Con queste norme è iniziata la persecuzione contro gli israeliti, che ha raggiunto il proprio apice durante la Repubblica sociale, quando furono dichiarati nemici dello Stato e come tali ricercati e deportati. Le leggi razziali furono precedute da una campagna stampa cui non seppe sottrarsi alcun giornale (del resto, i periodici, per continuare a esistere – sottoposti a un severo controllo, costretti alla pubblicazione di notizie emanate dal Ministero della Cultura popolare e diffuse dall’unica agenzia di stampa autorizzata, la Stefani – avevano l’obbligo di «allinearsi»), che continuò anche negli anni a seguire, seppure sempre più stancamente con il trascorrere del tempo. In questo lavoro – coraggioso, considerata la situazione internazionale – si prende in esame un quotidiano specifico, «La Stampa» di Torino, di proprietà della famiglia Agnelli, nonché i giornalisti che hanno trattato la questione e, si può affermare, impegnandosi a fondo.

 

“In ogni modo, non è possibile ridurre il libro a un esame degli articoli apparsi allora, cioè nel 1937 (che si potrebbe definire anno della campagna preparatoria) e nell’anno seguente, il 1938 (così come delle vignette riportate nell’ultima parte) sul quotidiano; certo, è anche questo, ma l’autore non dimentica altri periodici, altri giornalisti – come Telesio Interlandi, direttore del famigerato «La difesa della razza», o Giovanni Preziosi, il più famoso dei razzisti italiani, direttore e redattore unico de «La vita italiana»”

Né dimentica di tracciare a grandi linee e a tutto campo una storia di quegli anni, il cui prodotto, dopo la conferenza di Monaco, sarebbe diventato nella sua nefasta integrità parte di conflitto dalla durata impossibile e con un terribile carico di morte come mai prima era accaduto nella storia dell’uomo. Nonché, come mai prima, esiziale per gli ebrei di tutta Europa. Che cosa si può aggiungere? Il libro dispone di una ricca bibliografia, che aiuta il lettore a districarsi in una materia complessa. Lascia aperta una porta, per chi volesse cimentarsi in una ricerca: la consultazione di periodici oltre gli anni trattati. E in effetti, altri articoli sono comparsi qui e là, a scadenze irregolari, anche su «La Stampa».

 

“Infine, il fascismo al potere ha saputo servirsi di strumenti di propaganda per provare a inculcare idee razziste che per gli italiani fino ad allora erano materia sconosciuta o quasi. La «saturazione giudaica», il «giudaismo massonico» e «i mille stravaganti propositi ebrei» furono costanti che si presentarono sulla stampa, sia pure non con la stessa intensità del passato, lungo tutto il corso della guerra e qualche volta anche dopo”. conclude Antonini

 

 “Gli organi di informazione come strumento strategico della propaganda per piegare la pubblica opinione ai propri obiettivi, esasperare la percezione di pericolo inquinando così il comune sentire per arrivare, infine, alla deumanizzazione del nemico, rappresentato (anche con l'uso delle vignette, brandite come un'arma) con tratti animaleschi. La tesi di laurea di Agostino Pilia dal titolo “Comunicare il razzismo: la campagna stampa antisemita su “La Stampa” (1937-1939)” è un documento prezioso perché, attraverso un'attenta ricerca storica e una minuziosa lettura di articoli, editoriali, note di cronaca e appunto vignette apparsi in quel triennio sul quotidiano torinese, e grazie a un'analisi comparata di quanto avveniva su altri organi di informazione di rilevanza nazionale, offre uno spaccato significativo dell'escalation mediatica che il regime fascista – dopo essersi assicurato il controllo delle testate e delle redazioni – scatenò a supporto della propria ideologia razzista e antisemita”

 

Ma perché “La Stampa” giocò un ruolo particolarmente importante in questa offensiva antiebraica? 

 

“Perché l'incidenza delle pubblicazioni razziste e la particolare virulenza di quella campagna d'odio ebbe a registrarsi sul quotidiano della famiglia Agnelli piuttosto che su altre testate? La risposta va cercata nel fatto che il capoluogo piemontese – probabilmente anche per la presenza di una classe operaia particolarmente forte, radicata e politicizzata – era sicuramente tra i più ostili al regime mussoliniano, oltre che culla di una comunità ebraica tra le più importanti e significative del Paese non soltanto sotto il profilo numerico, ma anche intellettuale e per il contributo fondamentale che la stessa diede prima all'antifascismo e poi alla lotta di Liberazione”.- così Roberto Pettinaroli

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