L'esposizione

Chiavari, arriva "Attese", la mostra di Pino Mantovani

L'inaugurazione avrà luogo sabato 8 ottobre

Chiavari, arriva "Attese", la mostra di Pino Mantovani
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A Chiavari sarà presto inaugurata “Attese”, la mostra di Pino Mantovani: l’appuntamento è presso la Galleria G. F. Grasso in piazza San Giovanni 3. L’inaugurazione avrà luogo sabato 8 ottobre alle 17. Apertura al pubblico, fino al 30 ottobre, tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 20.

La biografia dell’artista

«Mi chiamo Mantovani: da pittore sono Pino, da scrivente mi sono firmato a lungo Giuseppe, forse per distinguere le due attività. Poi ho deciso che non era il caso di avere una doppia identità. Così sono diventato definitivamente Pino: un pittore che scrive e uno scrittore che dipinge. Di fatto ho una doppia formazione: sono laureato in Lettere moderne (ho insegnato storia dell'arte al liceo artistico e critica d'arte all'Accademia Albertina, sempre a Torino dove abito dal 1963), e ho frequentato l'Accademia di Belle Arti dove mi sono diplomato in Pittura con i Paulucci e Davico, Calandri e Franco (per mia fortuna non ho mai maestri a fare). Non sarei quindi, a rigore, un “dilettante”, ma dilettante voglio essere, almeno nel senso che ho scelto di non essere un professionista che opera su committenza e si riconosce nel “gusto” del proprio tempo. Come professore spero di non aver fatto male il mio mestiere, anche perché mi è sempre piaciuto parlare d'arte, in particolare di pittura, con i giovani e tutti gli interessati. Non pochi allievi sono diventati maestri, noti e ben inseriti. Quanto a me, preferisco stare un po’ appartato e fare le mie cose, che forse hanno un senso oggettivo, o forse servono solo a farmi contento, raramente, e più spesso a farmi sentire un cretino, ma vivo».

Le dichiarazioni dell’artista sulla mostra

«Lo spazio è bello: antico e ben rimato. Mi è parsa l'occasione per fare una mostra unitaria, che rispettasse le cadenze dell'architettura, con lavori che si richiamino l'un l'altro, pur essendo momenti diversi, nell'arco di una ventina d'anni. Non ho mai distinto la produzione “figurativa”, da quella “astratta”; credo di fare sempre le stesse cose: si riconosca qualcosa di esistente o sia protagonista un colore o una forma più o meno”pura”. Sempre “figura”, sempre “immagini” sono, dedicate allo sguardo, meritevoli o no di attenzione. Però, nello spazio disponibile, non era il caso di complicare la vita a me e affaticare la vista agli spettatori. Ho scelto un tema che attraversa tutta la mia pittura: lo nomino “attesa”. “L'attesa - dice una mia amica che ha voluto dedicarmi una “lettera” che accompagna il catalogo - si alimenta nel dubbio, desiderio o deserto: una figura? Un volto? corpo o nessuno? …” Per me, la pittura proprio è attesa, di una possibile manifestazione. Che si fa corpo, non troppo ovvio, e non aggressivo».

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