Orfani di femminicidio: l'appuntamento a Rapallo
Sabato 10 maggio dalle 17

In occasione della "Giornata Internazionale dell' infermiere 2025" sabato 10 maggio a Rapallo dalle 17 alle 19 all'Hotel Italia - Lido, sul lungomare di Rapallo, si terrà un incontro aperto alla cittadinanza, con entrata gratuita dal titolo "Orfani di femminicidio"
L'incontro
L'evento è organizzato dall' Ordine infermieri di Genova in collaborazione con l'associazione Olga, Associazione Centro di aiuto alla vita Rapallo / Santa margherita Ligure, associazione Telefono donna centro antiviolenza cif aps Tigullio , associazione culturale the Hub-APS.
Una piaga che si consuma costantemente ed alla quale da decenni anche l' Ordine delle Professioni Infermieristiche di Genova cerca di porre fine con tutti i mezzi e gli strumenti possibili: violenza di genere, su donne e bambini, femminicidio, orfani di femminicidio.
Modera l'incontro la Pres. Carmen Falcone, D. A. e coordinamento Teatri di Levante per Ass. The Hub-APS
Le storie
Olga Granà aveva 51 anni ed era separata da 5, quando, il 26 luglio 1997 viene uccisa in pieno giorno ad Albizzate, nella provincia di Varese, a colpi d'ascia dall'ex marito.
Giuseppe Delmonte, suo figlio, aveva appena 19 anni quando la sua mamma è morta, e oggi lui la racconta così:
“Mia madre lo diceva sempre: vostro padre mi ammazzerà. Ma anch’io, mio fratello e mia sorella vivevamo nel terrore, non potevamo ridere né guardarlo negli occhi. Quando avevo tredici anni, e i miei fratelli erano già maggiorenni, avevamo chiesto a nostra madre di separarsi, l’avremmo protetta noi.
Ma la situazione non cambiò. A quella decisione seguirono più di cinque anni di botte, minacce e soprusi. Fino a quel mattino, davanti all’ufficio postale, dove era andata a ritirare il vaglia postale di 500 euro, che mio padre doveva pagare secondo l’accordo di separazione, il primo dei contributi economici che non ci avrebbe mai riconosciuto.
appena accaduto il fatto ci viene concessa la scorta per quattro giorni durante i quali mio padre, latitante, si nasconde in Sicilia. Eravamo in pericolo: un testimone che era con lui, la sera prima dell’omicidio, disse alle autorità che mio padre aveva intenzione di sterminare tutta la famiglia."- così Giuseppe Delmonte
"Oggi lui si trova in carcere con una condanna all’ergastolo, arrivata dopo anni di processi e lotte giudiziarie ma anche di grande sofferenza per noi figli. Siamo stati lasciati da soli, completamente abbandonati dallo Stato, dal quale non è mai arrivato alcun sostegno psicologico. Eravamo indifesi, senza tutele né leggi specifiche che prendessero in carico la nostra situazione. Non avevo la capacità di affrontare un dolore così devastante, perciò l’unico rimedio possibile per me è stato quello di rimuovere tutto, fino a decidere di cambiare casa e lavoro. Per vent’anni ho raccontato che i miei genitori erano morti in un incidente stradale, pur di non affrontare la tragica realtà.
Poi la scelta di affidarmi alla psicoterapia e da lì, la difficile elaborazione della violenza e della perdita, fino alla rinascita. Molto di quel tormento sarebbe stato più lieve se l’aiuto fosse arrivato subito. Per questo oggi voglio essere vicino a tutti i piccoli che restano senza genitori e intendo alzare la mia voce verso tutte le istituzioni per garantire loro un supporto psicologico immediato. Questi giovanissimi hanno bisogno di ascolto, di sfogare la propria rabbia, di trasformare la sofferenza in riscatto e in un nuovo progetto di vita."- continua il relatore
Per questo lo scorso anno ho voluto fortemente fondare associazione Olga, in nome di mia madre.
E oggi l’associazione sta già facendo la sua parte, promuovendo in tutta Italia “quel cambiamento culturale che verrà prima delle norme”.
Le legge per gli orfani
"La legge che tutela gli orfani di crimini domestici risale al 2018 ma non è ancora sufficiente, basti pensare che i risarcimenti restano legati ai tempi estenuanti della burocrazia. Inaccettabile poi che ancora non esista un censimento di questi orfani speciali. Sono tutte emergenze, queste, sulle quali la mia associazione è pronta a scendere in campo.
Da qualche anno ho deciso di portare la mia testimonianza nelle scuole, per contribuire alla prevenzione di un male così diffuso nel nostro Paese, e ad educare i più giovani alla cultura della non violenza, partendo dalla condivisione e dall’ascolto. Ricordo ai ragazzi quanto è dannosa anche l’indifferenza, come quella che hanno dimostrato i nostri vicini. Nessuno è mai intervenuto per aiutarci, nonostante di continuo si levassero urla spaventose dalla nostra casa".- conclude Delmonte.