Chiavari

6 maggio 1996-6 maggio 2024: 28 anni senza Nada Cella

Alle prime luci dell'alba, un mazzo di fiori davanti allo studio in via Marsala dove la giovane donna è stata uccisa. La famiglia continua a chiedere giustizia

6 maggio 1996-6 maggio 2024: 28 anni senza Nada Cella
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"In via Marsala metterò un mazzo di fiori per ricordare che la giustizia si è dimenticata di te. Oggi come allora è il 6 maggio, oggi come allora è lunedì. Sono 10.227 giorni che manchi, sono 10.227 giorni che aspettiamo giustizia": sono le parole di Silvia Cella, cugina di Nada Cella, che questa mattina, all'alba, ha posato un mazzo di girasoli davanti allo studio dove la donna è stata uccisa 28 anni fa, a soli 25 anni. Un omicidio che ancora oggi non ha colpevoli. "Giustizia per Nada", l'appello della famiglia, che non si arrende e che chiede la verità ormai da troppo tempo.

Alle parole di Silvia si aggiungono quelle della criminologa Antonella Pesce Delfino che ha fatto riaprire il caso:

"Il terrazzo era frequentato quella sera, la calura estiva era ancora lontana e una giornata molle d’ozio si era trasformata in una inaspettata rimpatriata. La notte stellata era bellissima, fumavamo seduti per terra chiacchierando del nulla come solo a 25 anni si può fare. Cos’è che si disse quella sera? Un sacco di baggianate, qualcosa tipo che siamo solo di passaggio e che il peggio che può accaderti è sempre un po’ meno di ciò che riesci a sopportare.
Bugiardi.
Eravamo bugiardi senza sapere di esserlo. Avremmo appreso solo dopo che ci sono dolori che non si potranno sopportare e sfortune che non sarà mai possibile riscattare.

Ventotto anni fa, un lunedì come oggi, Nada veniva barbaramente uccisa nello studio in cui lavorava.
Da 10. 227 giorni la famiglia Cella aspetta di sapere la verità riguardo quella mattina.

In tutti questi anni lo Stato si è dimostrato presente al pari di un cantiere in disuso: è stato lì, nello stesso posto di sempre, ma i ponteggi sono stati inghiottiti da arbusti ed erbacce, le grondaie sono state intasate dalle foglie, gli stucchi e le inferriate hanno iniziato a sottomettersi al naturale processo di decomposizione e così la giustizia, ricoperta da una fitta vegetazione ostile, è diventata il simulacro di tutto ciò che ci era stato insegnato a rispettare.
Non possiamo più confidare in essa. Non possiamo più credere nella possibilità di arrivare alla verità né tantomeno sperare nella mano che si mette al lavoro per raddrizzare il torto.
E così Nada rischia di diventare il simbolo di uno Stato che, non volendosi assumere le responsabilità dei propri doveri, si ritrova incapace di garantire gli altrui diritti.
Giustizia non è necessariamente emettere una sentenza o decretare un colpevole, piuttosto è arrivare ad un processo.

[Come 28 anni fa Silvia lascerà un mazzo di fiori sul portone di Via Marsala 14. Chissà se anche stavolta qualcuno lo butterà via con stizza] ".

 

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