Morte di Adele, Rigotti dall'assoluzione alle indagini per omissione di soccorso
L'allora fidanzato della sedicenne morta in seguito all'assunzione di mdma è ancora a processo con le stesse accuse per le quali è stato assolto l'amico, ma ora l'inchiesta si concentra finalmente su un grave aspetto che sinora non era stato perseguito a sufficienza

Dopo l'assoluzione del 5 febbraio per l'ipotesi di morte come conseguenza del reato di spaccio, per Rigotti ora scatta - finalmente - l'indagine per omissione di soccorso.
Rigotti assolto
Lo si era preannunciato, ma ora, come riporta anche il Secolo XIX di quest'oggi, è ufficiale: per Gabriele Rigotti, l'amico di Adele De Vincenzi, è scattata l'indagine per omissione di soccorso. Rigotti, e come lui Sergio Bernardin, l'allora fidanzato di Adele, era stato accusato di essere responsabile della morte della ragazzina chiavarese come conseguenza di altro reato: lo spaccio di droga, per quell'mdma che si era rivelato fatale per la sedicenne. Ma a conclusione del processo con rito abbreviato Rigotti era stato assolto il 5 febbraio scorso: perché il reato, de facto, non sussiste. Il giudice non ha potuto che riconoscere che l'acquisto della droga era stato pianificato, deciso ed anche finanziato in gruppo, anche da Adele stessa, che dunque da quel punto di vista non è stata vittima di altri se non - anche - di sé stessa.
Ora le indagini e il probabile procedimento per omissione di soccorso
Ma restava e resta un'ombra che a molti era apparsa ben più concreta di una stupidaggine (ben più frequente fra i ragazzi di quanto non si voglia credere) finita in tragedia: la reticenza di chi era con Adele al momento del malore fatale nell'allertare i soccorsi. Quando la ragazza si era sentita male e si era poi accasciata priva di sensi in via San Vincenzo a Genova, Rigotti e Bernardin non hanno chiamato il 118: anzi, dopo diversi minuti, solo l'intervento di un netturbino ha permesso ai soccorsi di partire. Non è dato sapere se quei minuti di colpevole ritardo possano aver fatto la differenza fra la vita e la morte della giovane, ma l'atto - o meglio la sua omissione - pesa come un macigno. Ed è stato infatti sorprendente che non si siano concentrati immediatamente su questo lato i procedimenti a carico dei due: cosa che non è sfuggita al giudice che ha assolto Rigotti, Angela Maria Nutini, che nell'emettere la sentenza ha specificamente annunciato che avrebbe rimandato alla Procura gli atti proprio perché si avviassero le indagini in quel senso, cosa che ora sta avvenendo.
Le indagini per omissione di soccorso dovranno ricostruire con precisione quanto avvenuto in quei minuti fatali. Anche in quanto, così avevano riportato alcuni dei resoconti dei giorni immediatamente successivi il dramma, Rigotti e Bernardin si sarebbero addirittura esplicitamente rifiutati di allertare i soccorsi. Nel panico, certo, ma evidentemente, con l'amica (e fidanzata) esanime al suolo ciò di cui avevano paura non era la sorte di Adele ma la loro, se fossero finiti "nei guai": e questa non è una stupidaggine di gioventù andata male, malissimo, ma una colpa individuale, infame e ben precisa, che esula dall'età e che non può appellarsi a giustificazioni di buona fede, ignoranza od imprudenza.
Bernardin, che ha optato per il rito ordinario a differenza di Rigotti, intanto deve ancora rispondere delle prime accuse, quelle per cui Rigotti è stato già assolto: è presumibile che anche la sua sentenza sarà analoga, ma ora, finalmente, i procedimenti sembrano decidersi ad andare nella direzione giusta.